Virginio Faggian, l’uno e il molteplice, 2005
Mostre dedicate a Virginio Faggian, Socio fondatore degli Amici dell’arte, nel primo anniversario della morte.
Fin da quando abbiamo iniziato a pensare a una esposizione per onorare la memoria dell’amico Virginio Faggian, è apparso chiaro che la molteplicità della sua produzione e la diversità delle tecniche che egli padroneggiava avrebbero reso difficile la scelta delle opere e comunque parziale qualunque tipo di esposizione, soprattutto in considerazione del fatto che le sue opere più significative sono tipicamente inamovibili: si pensi ai grandi cicli a intarsio o ai monumenti che costellano la città e la provincia di Brescia.
Con l’aiuto prezioso di Giuseppe Fusari, cui abbiamo affidato la direzione artistica e a cui si deve il saggio introduttivo del catalogo, abbiamo suddiviso la mostra in due distinte esposizioni: una dedicata alla committenza religiosa e una dedicata al resto della produzione artistica del Faggian.
Nella scelta dell’ambientazione e del calendario, abbiamo cercato le soluzioni più appropriate, anche in funzione di un loro riferimento ideale alle frequentazioni geografiche, culturali o affettive, del Faggian. Così nella chiesetta di San Paterio, durante le Feste Quinquennali della Santa Croce, è stato riprodotto idealmente un ambiente liturgico, arredato con alcune opere di tema religioso, gentilmente prestate da numerose parrocchie cittadine.
Per le opere di soggetto vario si è scelto l’allestimento nella sede dell’AAB, di cui Virginio è stato a lungo socio.
Grazie alla collaborazione con l’AAB, il catalogo è stato inserito nella collana dedicata alle Biografie di artisti bresciani, ponendosi così come un primo punto di riferimento per eventuali successive rivisitazioni o approfondimenti che si volessero impostare sull’opera artistica di Faggian.
Nel corso dell’inaugurazione della mostra di Sant’Eufemia, alla presenza del vescovo Bruno Foresti, il curatore don Fusari, illustrando i motivi che hanno condotto alla scelta del titolo L’Uno e il molteplice, ha ricordato che la leggibilità delle proprie opere d’arte, anche da parte di osservatori non colti, è sempre stata tenuta in somma considerazione da Faggian, che, lungi dal considerarla un limite, era per lui uno strumento per rendere visibile, attraverso il molteplice delle espressioni, quell’Uno che aveva incontrato e amato nella fede.