Dionisio Gardini
Per gli «Amici dell’Arte» ha esposto La Via Crucis di Dionisio Gardini dal 20 al 28 marzo 2010.
Hanno detto di lui:
«Il pittore Dionisio Gardini, nonostante i molti anni di intensa attività, non ha fatto nulla per farsi conoscere dal vasto pubblico, ma ha realizzato un numero considerevole di opere ad affresco, di pale, di Viae Crucis, ed ha approfondito i temi principali della sua testimonianza di uomo e di artista concentrandosi soprattutto sulla committenza religiosa: le sofferenze dell’uomo contemporaneo, le minacce alla vita, le inquietudini e i turbamenti dei giovani in un mondo che ha esaltato fino all’eccesso i “lumi” della ragione trascurando i misteri dl sentimento, la forza e l’inesauribilità delle energie morali e spirituali di ciascun individuo, sono temi che ricorrono nella sua produzione artistica.
«…A voler dare uno sguardo panoramico alle sue opere – ha scritto Mario Gorini – ci vengono subito alla mente le parole di Rouault “io sono il silenzioso amico di coloro che soffrono nella pianura deserta”, perché anche Gardini, come il grande Maestro francese, è l’amico che sogguarda con cuore tenero e sofferto il mondo di coloro che soffrono. Lo dichiarano i volti, i gesti, gli atteggiamenti dei suoi drammatici personaggi, delle sue creature d’amore e di dolore, che recano sempre il riflesso di una frequente cadenza interiore, di una verità di profondo respiro spirituale. La pittura di Gardini, quindi non è soltanto dolorosa confessione, ma anche proposta morale di una più viva partecipazione degli uomini ai problemi angosciosi della contemporaneità».
Sono citati in questo brano tutti i temi e le intime motivazioni della pittura intensa e corposa di Dionisio Gardini, una pittura di solido impianto figurale che denuncia una rilevante abilità di disegno, di costruzione sintattica delle forme e di composizione armoniosa di esse.
Le sue opere ci sollecitano a partecipare, a entrare in dialogo diretto, a restituire alla vita un senso, una meta, una dignità.» (Giorgio Segato)
Cosa dice Gardini di se stesso:
«Vorrei vedere sulla tela l’urlo che nasce dentro di noi, che sgretola la nostra voluta ma labile materialità borghese, che spalanca le sue fauci e ci attanaglia le viscere e ci fa doloranti.
L’Arte è mistero, è febbre e lusinga.
È un lasciarsi ascoltare. A volte è vento di luce che squarcia, improvviso, l’insondabile buio della logica razionalistica che, oggi più di ieri, ci ammala.
Centro il bersaglio? Non so, ma con quei pochi mezzi che la Provvidenza mi ha dato il giorno che mi ha deposto in quel babelico mondo cerco di “fare”.
L’unica certezza è il dubbio, è l’essere cosciente della mia incoscienza, è attaccarmi alla scommessa pasca liana, è il rischio dell’intuizione che certifica la mia ragione di operare, di tentare e di sperare… che un giorno, due più due facciano anche cinque.